Henry Cow

“In Praise Of Learning” (1975)”

Track list:

  1. War
  2. Living in the Heart of the Beast
  3. Beginning:The Long March
  4. Beautiful as the Moon – Terrible as an Army with Banners
  5. Morning Star

Tra il marzo e il maggio del 1975, cinquanta primavere fa, il gruppo britannico Henry Cow realizzò una delle pietre angolari della scena canterburiana, ma soprattutto un autentico capolavoro del prog d’oltremanica, l’album “In Praise Of Learning”.

Sebbene l’opera sia rimasta un po' relegata in secondo piano rispetto ad altri album contemporanei, “In Praise Of Learning” è un disco di incommensurabile valore, avanguardia pura che si è spinta al di là di ogni definizione; un album complesso, ma pregno di peculiarità geniali e scelte coraggiose che ben pochi interpreti hanno osato proporre, un mix eterogeneo di jazz e musica contemporanea, inedito e originale. L’aspetto politico è sempre stato rilevante nelle scelte della band, tanto da allontanarli anche dall’industria discografica tradizionale per spingerli in una sorta di autogestione, condivisa peraltro anche con band nostrane come, per esempio, gli Stormy Six. Una coerenza d’intenti incredibile per musicisti che non si sono mai piegati a scelte condizionate, ma che hanno portato avanti con dedizione e fedeltà la loro proposta.

Questo progetto innovativo nasce dalla fusione di due gruppi, i medesimi Henry Cow (già con all’attivo due ottimi album e riscontri positivi) e la band art rock Slapp Happy. Si crea così un ensemble di ben otto elementi, anche se il lavoro viene accreditato interamente al nome di Henry Cow.

In questa pluralità di stili, in cui ognuno degli strumentisti porta in dote verve ed estro, è incredibile la coesione e l’inventiva che si realizzano nelle trame dell’album. Il suono appare spesso sfaccettato, ma in realtà c’è un afflato che lega ogni partitura e un fascino magnetico che gli interpreti riescono a trasmettere, un qualcosa di empirico che va al di là di riferimenti standardizzati e che lega indissolubilmente, tanto per menzionare alcuni pionieri e forse ispiratori, la sperimentazione di Frank Zappa con le scelte audaci di Karlheinz Stockhausen o il classicismo di Beethoven. Insomma, per dirla tutta, nonostante la band sia annoverata per le sue radici tra le punte di diamante del movimento canterburiano, si può ragionevolmente definirla come entità a sé stante in perenne evoluzione, data l’incredibile varietà di connotazioni musicali e la miscellanea sonora talmente articolata da sbalordire in ogni momento. Ciò realizza un fascino che, a mio avviso, fa del gruppo, una delle leggende del prog anni ‘70, capace di costituire un modello per tante band che hanno come intento una fusion rivoluzionaria. La sinergia tra i musicisti e l’alchimia che regalano le tracce di “In Praise Of Learning”, fanno comprendere l’importanza e il valore storico di questo lavoro. Ovvio che ciò sia dovuto anche alla bravura degli interpreti: Tim Hodgkinson disegna affreschi con tastiere e piano, ma anche con il clarino regalando suoni unici; Fred Frith si sdoppia tra chitarre e violino, mentre il basso di John Greaves, musicista sopraffino, è incalzante e assolutamente magistrale. C’è poi il timbro espressivo e lirico della vocalist tedesca Dagmar Krause, che, proveniente proprio da Slapp Happy, confluirà poi in pianta stabile negli Henry Cow. Krause compare in tutte le tracce, eccezion fatta per le strumentali “Beginning: The Long March” e “Morning Star”.

Un compendio di tutte le caratteristiche sopra descritte lo avvertiamo sino dall’incipit di “War”, dove rock e jazz convivono fin da subito intrecciando intarsi di piano, tastiere, suoni distorti e innesti di clarino e tromba. Gli effluvi prog compaiono splendidamente nella successiva mini-suite “Living in the Heart of the Beast”; un autentico gioiello intriso di creatività che si dipana nei suoi 15’ di durata: un pezzo aperto all’improvvisazione, pronto a sorprendere in ogni momento e che si lascia ascoltare nota su nota. Un brano che coinvolge la totalità degli strumenti e si snoda tra momenti impetuosi, imprevedibili, alcuni anche inquietanti alternandoli a sprazzi di lirismo e pathos, regalando suoni cangianti e fantasiosi, che mettono ancora in risalto il talento della vocalist. Affascinante nel suo incedere anche “Beautiful as the Moon-Terrible as an Army with Banners”, forse il pezzo più sperimentale dell’intero lavoro con sussulti che si innervano in sonorità quasi space rock e con testi del batterista Chris Cutler (il titolo del brano fa riferimento a due frasi tratte da un passo del Cantico dei Cantici). Da evidenziare la partecipazione nel disco anche di special guest di rilievo con la presenza alla tromba di Mongezi Feza (già collaboratore di Robert Wyatt), nella prima traccia e gli oscillatori elettronici di Phil Becque, a confermare un collettivo aperto ad ogni forma di avanguardia, libero da schemi prefissati e predisposto verso una molteplicità di possibili frequenze sonore.

Tra vicissitudini varie e cambi d’organico, gli Henry Cow regaleranno alla storia del rock cinque album di studio, ma “In Praise Of Learning”, rimane come un momento indelebile della loro carriera. In un’epoca in cui forse la sperimentazione era una costante, hanno saputo creare un qualcosa che è andato ben oltre il peso degli anni, divenendo un punto di riferimento nel microcosmo prog. La frase riportata sulle note di copertina del disco “Art is not a mirror - It’s a hammer” è tratta da una citazione del cineasta John Grierson, a sua volta ripresa dalle parole del poeta e drammaturgo Vladimir Majakovskij: “l’arte non è uno specchio in cui riflettere il mondo, ma un martello per scolpirlo”. Un contesto in cui anche la musica viene vista come un fenomeno di mutamento e ricerca che ben si addice allo spirito del gruppo.

 

Band:

Anthony Moore pianoforte, strumenti elettronici / Dagmar Krause voce / Tim Hodgkinson organo, clarinetto, pianoforte / John Greaves basso, pianoforte / Fred Frith chitarre, violino, xilofono / Chris Cutler batteria, percussioni / Lindsay Cooper fagotto, oboe / Peter Blegvad chitarre, clarinetto

Special guests: Mongezi Feza tromba, Phil Becque oscillatore elettronico / Geoff Leigh sax soprano