Roberto Cacciapaglia "Sonanze"

Tracklist:

1)Sonanze:1st Movement  2)Sonanze:2nd Movement  3)Sonanze:3rd Movement  4)Sonanze:4th Movement   5)Sonanze:5th Movement   6)Sonanze:6th Movement   7)Sonanze:7th Movement   8)Sonanze:8th Movement   9)Sonanze:9th Movement   10)Sonanze:10th Movement

Nel periodo di massimo splendore del prog, mentre soprattutto dal mondo anglofono giungevano i capolavori che avrebbero fatto scuola per il genere, anche in Italia, alcuni artisti cominciavano a spingersi con coraggio e ambizione oltre le convenzioni. Come non ricordare le prime opere sperimentali di Battiato, di Juri Camisasca o i Sensations’ Fix di Franco Falsini, una musica talvolta inconciliabile con la tradizione, lontana da canoni e schemi prefissati.                                                                                                                                                 

Sulla scia di queste esperienze, nel 1975, il ventunenne polistrumentista Roberto Cacciapaglia, che tra l’altro aveva collaborato proprio con Battiato nell’album “Pollution” (vi suonava il VCS3, sintetizzatore per eccellenza dell’epoca), realizza il suo lavoro d’esordio, “Sonanze”, disco di cui ricorre il cinquantennale.                                                                                                               

Diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, il giovane e talentuoso Cacciapaglia sceglie di presentarsi al mondo musicale con un primo lavoro personale che potremmo definire stravolgente, un’opera ancora più considerevole dal punto di vista storico, soprattutto se si considera che già a metà del decennio la forte impronta prog che aveva contraddistinto i primi anni, cominciava a cedere terreno a favore di altri generi emergenti come il punk.     

Ma a Cacciapaglia questo non importa, mentre è più interessato alle ricerche sulla Kosmische Musik allora attive in Germania. Non sono un caso le frequentazioni di riguardo con i gruppi più attivi della scena tedesca, come Tangerine Dream, Popol Vuh e anche con i Wallenstein, tra i primi paladini dello Space rock. I contatti intessuti con queste realtà finirono per ispirare Roberto; si badi bene ho usato la parola ispirare e non condizionare, perché l’originalità e la versatilità sono sempre state le caratteristiche sulle quali Cacciapaglia ha fondato la sua musica, unendo alla sperimentazione elettronica il retaggio classico che gli proveniva dalla sua formazione.

Le “Sonanze” sono un curioso gioco di parole creato ad arte per esprimere un crocevia tra le assonanze, dettate da armonia e tonalità, e le dissonanze, atonali e libere da vincoli. Un processo creativo che ricrea un connubio tra coralità ed elettronica, dove all’uso del pianoforte, l’artista accosta le sonorità sintetiche e tastieristiche che costituivano l’ossatura predominante della musica cosmica. Fu aiutato nel suo intento dalla disponibilità di Rolf-Ulrich Kaiser, produttore discografico e figura di spicco nel prog prima con la sua label Ohr, poi con la Cosmic Couriers. Il patron dell’etichetta intuì il talento di Cacciapaglia e ne acquisì le prestazioni, che trovarono diffusione e distribuzione anche nella celeberrima etichetta svizzero/italiana PDU (la stessa di Mina).

Opera dagli infiniti risvolti, nonché prima realizzazione quadrifonica in Italia, le “Sonanze” di Cacciapaglia si sono affermate come uno dei capisaldi del genere cosmico nel nostro Paese portando i suoni all’esplorazione di spazi infiniti, con i suoni dei synth che disegnano atmosfere siderali.

Le prime due tracce dell’opera ci fanno subito decollare verso remote e misteriose galassie interstellari, grazie a sonorità fantascientifiche dove emerge qualche reminiscenza di Klaus Schulze.

Ma già dal terzo movimento le atmosfere si posano su un morbido tappeto neoclassico, con le sfumature armoniose delle tastiere che corrono veloci, senza mai perdere di vista il viaggio interstellare, e con l’orchestra che diventa un elemento portante a supporto delle evoluzioni pianistiche, arricchendo la partitura con effetti come, per esempio, i timpani sinfonici. Scenari che riecheggiano l’espressionismo di Claude Debussy, ma che si pregiano anche di altre mirabili esperienze come quelle di Richard Strauss o di Arnold Schönberg; melodie leggiadre e paesaggi sognanti giocati su climi dilatati, spazi musicali lunghi interrotti da impennate altisonanti, che sembrano dischiudersi verso spazi infiniti.

Sicuramente la più moderna musica ambient è la destinataria di molti messaggi del disco, ma alcuni acquarelli sonori richiamano anche alla New age. La musica ci trasporta in un percorso di chiaroscuri visionari tra momenti inquietanti contrapposti ad attimi fantastici dal sapore fiabesco. Nell’ottavo movimento risalta l’energia di tamburi e percussioni, a voler suggellare maggiormente questa profondità dei suoni, che trasporta l’ascoltatore nell’immensità spaziale. Tutto ciò prima che l’ultimo brano ci riporti verso casa con suoni fluidi, appagati forse dalla lunga esplorazione, che chiudono l’opera in una rasserenata dissolvenza.                                                                                         

“Sonanze” va ascoltato in religioso silenzio per goderne appieno il respiro. Un’opera complessa ma estremamente suggestiva, che a cinquanta anni dalla sua uscita non perde neanche una stilla del suo fascino. Anzi, acquisisce ancora più valore come un passo deciso nell’avanguardia musicale che si proponeva di inaugurare una nuova era dove il genere potesse trovare ulteriormente terreno fertile.                                                                             

Certamente Cacciapaglia, grazie alla sua immensa cultura, ha contribuito ad aprire moltissime strade, come un vero pioniere del suono votato all’estrema libertà espressiva. La duttilità di questo lavoro fu non casualmente prodromo di un’infinita gamma di linguaggi sonori successivi, facendo di “Sonanze” un’imperdibile pietra miliare della storia della musica.

https://www.youtube.com/watch?v=buYD9q85Tto&t=10s

 

ROBERTO CACCIAPAGLIA: piano. Chitarra, harpsichord, organo, vibrafono, VCS3, synthi A, moog

MUSICISTI

Elfriede Demetz, Francesco Maria Minghinelli: voce, cori

Giuseppe Ferreri, Giuseppe Merli, Alfredo Arcobelli: horns

Bruno Ferrari, Giuseppe Mauri: trombones

Gianni Berlindis, Giuseppe Cantoni, Elsa Parravicini, Franco Rossi, Marco Ravasio: strumenti a corda

Mario Arcari: oboe

Luciano Tessari: clarino

Luciano Bianco: piano

Walter Morelli: timpani sinfonici