Camel "Music inspired by the Snow Goose"
Track list
1)The Great Marsh 2) Rhayader 3) Rhayader Goes to Town 4) Sanctuary
5) Fritha 6) The Snow Goose 7) Friendship 8) Migration 9) Rhayader Alone
10) Flight Of the Snow Goose 11) Preparation 12) Dunkirk 13) Epitaph
14) Fritha Alone 15) La princesse perdue 16) The Great Marsh (Reprise)



Forse non ce ne siamo accorti o probabilmente il tempo è volato, ma sono già trascorsi cinquanta anni dalla pubblicazione di uno dei capolavori del prog britannico dei ’70: mi riferisco a “Music inspired by The Snow Goose” dei Camel, che proprio nel mese di aprile di questo 2025, ha festeggiato tale ricorrenza.
Giunti alle grandi platee un po' tardi rispetto ai così detti supergruppi, i Camel lasciarono già nell’epoca dei ’70 un segno tangibile del loro lavoro e forse i loro esordi furono penalizzati da un periodo già indirizzato verso repentini cambiamenti con il prog in leggero declino rispetto ad altri generi in ascesa, come, per esempio, il punk. Provenienti da Guilford, nel Surrey, fondarono però inizialmente le loro radici nella scena di Canterbury, già consolidata scuola musicale e fucina eterogenea di talenti.
Il compianto Peter Bardens era un tastierista sopraffino che l’esperienza nei Them di Van Morrison aveva forgiato nella capacità di adattare tessiture jazz con cadenze rock, perfettamente a suo agio nell’uso di organo Hammond e sintetizzatore e pronto a intarsiare le note delle tastiere con la fantasia delle chitarre acustica/elettrica di Andrew Latimer, compositore e interprete di vere finezze e unico membro originario ancora presente a tutt’oggi nella band. La pulsante ritmica del bassista Doug Ferguson e il drumming fluido e brioso di Andy Ward garantivano coesione al suono del disco.
Vicini stilisticamente a progetti come Caravan o Hatfield and the North, i Camel erano sofisticati esecutori di un prog a tinte policrome, dove jazz, hard rock e art rock si coagulavano in una fusion di gran classe. Prima di “Music inspired by The Snow Goose”, avevano già pubblicato due dischi, l’esordio, l’omonimo “Camel”(1973) e “Mirage” (1974), quest’ultimo celebre anche per la copertina simile al pacchetto di sigarette, ma con il terzo album è l’originalità a prevalere in un’opera dai contorni malinconici, evocativi, pronti a stupire per le incredibili alchimie sonore che si sviluppano in un contesto dalle infinite sfumature.
“Music inspired by The Snow Goose” rappresenta forse la punta più estrema ed evoluta dell’idea concept. Il lavoro prende le mosse dal racconto di Paul Gallico del 1941 “The Snow Goose” motivo per cui, per evitare contrasti legali con lo scrittore statunitense, il gruppo scelse di intitolare il disco “Music inspired by The Snow Goose”.
Nonostante sia un’opera interamente strumentale (giova ricordare che i Camel non avevano un cantante di ruolo), si tratta di un album dai riferimenti letterari e storici, concepito su una ambiziosa struttura cromatica creata da Bardens e Latimer in un cottage del Devon, registrato poi a Londra e giocato su surreali trame, esecuzioni rifinite dal gusto a tratti impressionista, arrangiate dal polistrumentista e direttore d’orchestra David Bedford, già famoso per la collaborazione con Mike Oldfield.
Il disco è impregnato di riflessioni melodiche tese a ricreare atmosfere naturali e marittime, talvolta anche drammatiche, come il soggetto ispiratore imponeva. Tutto questo anche attraverso l’uso di strumenti artigianali come il flauto traverso magistralmente suonato dallo stesso Latimer. Ne scaturisce un linguaggio e una musicalità colta e raffinata, non si riscontrano sbavature e il suono rimane sempre privo di spigoli, con continue incursioni nei territori jazz, tipici del retroterra di questi musicisti. Le trame si dipanano attraverso sedici brevi brani che come in un puzzle percorrono gli eventi del racconto di Gallico; gioiellini dal linguaggio celebrativo con la ritmica a sostegno (“Rhayader Goes To Town”, “Preparation”, le volute di”Epitaph”), ma anche elementi folk e popolari di grande raffinatezza come i due brani “La Princesse Perdue” e “Rhayader”, dove flauto e piano ricreano un connubio perfetto.
La consacrazione del disco si concretizzò nei riscontri ottenuti dalla famosa rivista inglese Melody Maker, una vera Bibbia dell’epoca, che elesse l’opera a “Brightest hope 1975” (curiosamente in tale classifica si piazzò al secondo posto la nostra PFM), e nel prestigioso concerto alla Royal Albert Hall, dove la band nell’ottobre dello stesso anno interpretò il concept con il supporto della London Symphony Orchestra.
I Camel sono ancora oggi sulla breccia, costituendo un punto di riferimento del panorama prog internazionale. Gli anni non hanno però affatto scalfito il carisma di questa pietra miliare: “Music inspired by The Snow Goose” è tuttora un patrimonio musicale che regala sempre autentiche emozioni. Nel 2013 ne fu realizzata anche una nuova versione riarrangiata e rimasterizzata con la nuova formazione: un’operazione premurosa, che dimostra l’attaccamento dei musicisti verso la loro creazione.
BAND:
Andrew Latimer voce, chitarra, flauto / Doug Ferguson basso / Andy Ward batteria, percussioni / Peter Bardens tastiere, sintetizzatore, piano